>>The Black Crown – Fragments

Oggi vi presentiamo The Black Crown, progetto musicale di Paolo Navarretta. La line up della formazione è costituita da Paolo Navarretta (Voce, Chitarra), Fulvio Di Nocera (Basso, Contrabbasso) e Scott Haskitt (Batteria). Di seguito parliamo di Fragments, ultimo lavoro della band che System failure ha ascoltato con molta attenzione. Quelle che seguono sono le nostre considerazioni a riguardo.

Le sonorità che ascoltiamo in Gate, prima traccia dell’album, ci portano alla mente band come A Perfect Circle, Deftones, Katatonia e Tool, sonorità tra alternative metal, post-grunge, e depressive rock. Le bordate sonore piene di grigiore continuano con Forge. Qui delle band appena citate si sente soprattutto l’eco di A Perfect Circle.

Con Wheel, canzone che comincia con un arpeggio davvero magnetico, il sound sembra distendersi e abbracciarci con tutta la sua ampiezza. Qui, come altrove, i riff sono proprio taglienti e il cantato di Paolo Navarretta si dimostra proprio ipnotico. Di certo Wheel è uno dei migliori pezzi di questo album, pezzo dove si mescolano in modo ottimale irruenza e melodia.

Poi arriva Ghosts e qui arrivano anche suggestioni electro/ambient di un certo effetto. La presenza di queste ultime accentua il sound già gotico e decadente di questa formazione. Qui anche l’alternative metal si fa avanti con una discreta prepotenza. Cosa che possiamo dire pure per Clay, dove i riff diventano davvero duri e marcati. Le stesse parole usate Clay possono essere usate anche per Feed. Sicuramente pensiamo anche a band come Alice in Chains e Mastodon ascoltando questa band. Icona ci porta l’industrial in stile Nine Inch Nails.

Flames, come altre canzoni dell’album, ci propone fiammate ruggenti. A tratti The Black Crown sembra voler fondere Rage Against the Machine, A Perfect Circle e Katatonia. Poi c’è la super malinconica Rising. Qui la malinconia presente in tutto l’album, a tratti, raggiunge tanto spessore. Con Pieces ci sono altre suggestioni electro che si fondono con tanta potenza sonora.

L’aggettivo forse più giusto per definire questo album è plumbeo: le sonorità di The Black Crown devono essere proprio uno sballo per chi ama quel “dark sound decadente e fatiscente” che ti lacera l’anima con le sue bordate sonore piene di tormento e passione. The Black Crown, nonostante il debito con le band su citate, debito in alcuni passaggi abbastanza consistente, ha comunque sviluppato un sound alquanto emozionale e scalpitante che piacerà a tanti amanti dell’alternative metal e del depressive rock. I The Black Crown ci hanno convinto e impressionato non poco e come voto per Fragments proponiamo un 75/100.