>>Intervista a Neil per System failure

1)Diamo il benvenuto a Neil su System failure…raccontaci di te…come si è formata questa band?

Ciao a tutti! Ho iniziato a suonare e scrivere i primi pezzi in lingua inglese già all’età di 14 anni, nel 2004 ho fondato gli Hope Leaves con cui ho inciso una demo nel 2006 e un album nel 2011. poco dopo il gruppo si è sciolto e ho deciso di intraprendere la carriera solista. Appoggiandomi all’etichetta Garage Records ho inciso nel 2013 il mio debutto “Apart”. L’anno successivo ho conosciuto Paolo Messere della Seahorse Recordings e ci siamo accordati per registrare il mio secondo album da solista. Le registrazioni erano previste per Febbraio 2015, ma due mesi prima ho conosciuto per caso Andrea (batteria) e Ake (basso).. era giunto il momento di riformare una band! Abbiamo provato e arrangiato i pezzi da registrare in un mese ed ecco a voi “Black Flowers”!

2)Le tue sonorità fanno pensare a tanti cantanti folk/indie rock americani…Cosa puoi dirci a riguardo?

I miei genitori sono grandi appassionati di Neil Young (da qui il mio nome, che non è solo un nome d’arte.. è il mio vero nome!) e di tutta la scena West Coast americana degli anni ’70. Mio padre suona la chitarra e canta, mi ha trasmesso questa grande passione per la musica e io, ascoltando molte band indie americane e inglesi, negli anni ho cercato di creare uno stile tutto mio.

3)Quali sono i tuoi artisti musicali di riferimento? Chi ascolti?

Non ascolto mai la radio e non seguo il panorama musicale “commerciale”, ho sempre letto molte recensioni di dischi per conoscere nuova musica. Il mio stile musicale ha avuto la svolta principale quando ho conosciuto i The Cure.. Poi Nick Drake, Elliott Smith, Damien Rice, Red House Painters e Sun Kil Moon (Mark Kozelek è uno dei miei idoli), Rivulets, Smashing Pumpkins, Micah P. Hinson, The Radio Dept… potrei andare avanti ore! Ascolto anche molta musica metal estrema, soprattutto Black metal, adoro
i Marduk, gli Slayer, i Cannibal Corpse…

4)Parliamo di Black Flowers. Come è nato?

In realtà tutto è nato 3 anni prima con “Apart”: stavo passando un periodo molto difficile, gli Hope Leaves si erano sciolti da poco, avevo perso il lavoro e anche la ragazza con cui stavo da tempo.. così decisi di racchiudere in un album le canzoni più rappresentative di quel periodo, 10 brani che parlano di separazione. Da li l’idea di proseguire con questa tecnica anche per gli album successivi, non dei concept album ma più degli album a tema… Black Flowers trae ispirazione dai Fiori del Male di Baudelaire e più precisamente dalla raccolta Spleen et Idéal che parla della noia esistenziale. Gli 11 pezzi che lo compongono sono piccoli racconti di questa emozione, di questo Spleen, appunto.Come in “Apart”, c’è però spazio anche per una canzone che si estranea un po’ dal mood generale: in Black Flowers è “Promise”, canzone che ho scritto come proposta di matrimonio per mia moglie.

5)Da dove trai ispirazione per la tua musica?

Ascoltando tantissime band e cantautori, ho sempre lavorato molto sul creare uno stile tutto mio ispirandomi alla musica che più mi piace.

6)E i testi?

I testi escono da soli, non li controllo. Tante volte, quando ascolto un brano di altre band, mi cattura una parola e da li inizio a scrivere. Altre volte escono dal nulla, mentre sono in auto o a lavoro… Raramente racconto storie nei miei testi, sono più descrizioni di stati d’animo.

7)Sempre parlando di Black Flowers…quale è la canzone di
cui vai fiero?

La mia preferita è “Blank Sheet”, che infatti sarà il singolo dell’album. Parla del blocco dello scrittore, quel momento in cui vorresti scrivere ma non riesci a mettere le tue emozioni su carta… credimi: è frustrante! Ogni volta che la suono mi da un senso di libertà indescrivibile, è come se esorcizzassi il blocco dello scrittore!

8)Ci sono nuovi progetti in cantiere?

Stiamo provando i pezzi del nuovo album che si intitolerà“City Lights”, che avrà come tema portante la vita cittadina. In più il titolo è un omaggio al film di Charlie
Chaplin, artista che stimo molto.

9)Hai mai pensato di scrivere una colonna sonora per un film?

Non ci ho mai pensato ma credo sarebbe interessante! Mi piacerebbe fare come Neil Young per “Dead Man” di Jim Jarmush: sedermi con la chitarra davanti al film e cominciare a suonare, sarebbe un’esperienza unica!

10)Per finire la parola a te…Perchè il pubblico dovrebbe ascoltare Neil?

Faccio musica per passione da sempre, mi piacerebbe che la gente potesse immedesimarsi nella mia musica e nei miei testi, vivere le emozioni che vivo io quando suono e canto.