>>Intervista a David Boriani

1)Benvenuto su System Failure. Presentati ai nostri lettori. Che musica fai e quali sono le tue principali influenze musicali?

Mi chiamo David e per definizione sono quello che canta le proprie canzoni. Il mio è un progetto cantautorale. Non sono mai stato bravo a etichettarmi ma tutto sommato la musica che faccio è pop. Mi hanno classificato come un musicista indie ma forse la verità è che spazio tra i due generi. Sono cresciuto con artisti come Tenco, Battisti, Jannacci per poi passare da Fabi a Silvestri e a tutti quei gruppi grunge che durante gli anni 90 imperversavano nelle radio.

2)Com’è nata in te la passione per la musica?

È andata così. Ho tanti cugini musicisti. Quando ero piccolo li vedevo suonare in sala e non mi era concesso partecipare. Rimanevo in silenzio a rubare con gli occhi e forse per “vendetta” oggi sono diventato musicista, o meglio, cantautore per dar sfogo a quello che ho tenuto dentro per tanti anni. Scherzi a parte è anche grazie a loro se oggi faccio musica.

3)Riesci a conciliare la tua carriera artistica con la tua vita?

Negli ultimi tempi non ho fatto altro che dedicarmi alla musica. Prima facevo il giornalista ma non ero una persona particolarmente felice. Dopo un po’ di tempo ho deciso di mollare il lavoro per concentrami sul mio progetto. Magari non avrò più il potere d’acquisto che prima, da lavoratore, avevo, ma sento di aver intrapreso la giusta strada.

4)Becker è il tuo primo EP. Ci parli delle sue sonorità e di com’è nato?

Se il disco suona bene è perché ho lavorato con gente davvero brava. Parlo di Daniele Sinigallia, Maurizio Loffredo e Pietro Paroletti (il futuro della musica italiana). Ho registrato l’album presso lo studio di Daniele e Maurizio: Gli Artigiani Studio. Inizialmente il disco stava prendendo una piega troppo elettro pop e non lo sentivo mio. Quindi sono tornato a lavorare alla pre-produzione con il mio fratello in musica Peppe Levanto. Ci ho rimesso dentro tanto legno. Chitarre, piano, batteria. Poi sono rientrato a Gli Artigiani. Abbiamo ricominciato le registrazioni, facendole in presa diretta, e solo dopo abbiamo aggiunto qualche suono per amalgamare il tutto.

5)È stato difficile registrarlo?

Non è stato difficile lavorarci perché una volta ingranata la marcia giusta sapevo bene cosa volevo. Più che altro è stato un lavoro lungo. Il tutto è durato circa 4/5 mesi ed è molto tempo per un Ep ma visto il risultato avrei potuto impiegarci anche un anno per farlo. Sono davvero soddisfatto.

6)Di cosa parlano le canzoni di Becker?

Dentro ho messo tutto me stesso. Tante esperienze che ho vissuto in un arco temporale abbastanza lungo. Becker affronta diversi temi come l’amore, il non amore, la politica, le inquietudini e tanti altri argomenti.

7)Qual è la tua massima aspirazione? Con chi sogni di dividere il palco?

Il mio desiderio è quello di riuscire a portare il più in giro possibile, e alle orecchie di tanti, la mia musica. Spero che questo progetto possa essere riconosciuto come un piccolo trionfo artistico. Non parlo di successo o fama, ma semplicemente spero il mio lavoro possa essere apprezzato da colleghi e ascoltatori. Arrivare ad aprire un concerto di qualche artista sopracitato sarebbe un gran cosa.

8)Cosa bolle in pentola per David Boriani?

Ho in serbo tante idee e la voglia sarebbe quella di rientrare in studio per iniziare le registrazioni del nuovo disco. Ma devo aspettare! Prima voglio godermi Becker e cercare di lavorarlo al meglio suonando in giro per lo stivaletto.

9)Grazie per la collaborazione. E ora un appello per i nostri lettori….perché dovrebbero ascoltare la tua musica?

Perché ascoltarmi? Il mio è un disco sincero! Racconta i nostri tempi in maniera diretta. Metto al bando giudizi e sentenze cercando di parlare a tutti. Prendo in prestito le parole di un altro grande cantautore, Pierangelo Bertoli. E qui cito: “Non so se sono stato mai poeta e non mi importa niente di saperlo. Riempirò i bicchieri del mio vino, non so com’è però vi invito a berlo”.Grazie a voi per l’intervista.