>>Intervista per BRUNO AND THE SOULDIERS

1)Benvenuti su System failure. Quali sono le vostre influenze musicali?

Innanzi tutto grazie per averci contattato! Le nostre influenze musicali sono diverse così come lo sono le nostre età, che vanno dai 26 ai 51 anni: i generi che hanno caratterizzato le nostre vite sono dunque svariati, e parlando di influenze incorporiamo un po’ tutta la musica che va dal pop al punk.

2)Come è nata in voi la passione per la musica?

Bruno: Per tutti noi la passione per la musica si è accesa in tenera età. Io già a 12 anni componevo stronzate strimpellando una chitarra acustica, quindi posso dire che l’amore per questo strumento sia stato il tramite per arrivare all’amore per la musica in toto. Il fatto che noi in quanto band abbiamo scelto ska, reggae, dub e soul quali terreni di confronto e studio rende chiaro il campo in cui ci viene naturale e spontaneo jammare ed esprimerci. Pur essendo stato principalmente io ad essere folgorato dal ritmo in levare, ora anche gli altri componenti stanno seguendo un loro percorso all’interno del genere e questo mi rende molto felice.

3)Come è stato suonare con gli Skatalites?

Skatalites, beh, che dire?! Sono stati i ragazzi della Kissusenti Crew a volerci quale gruppo di apertura per loro: questa esperienza è stata per noi il vero battesimo ufficiale.

4)Ci parlate un po’ di Nothing to Lose. Come è nato?

L’ep rappresenta l’anno di live show che abbiamo fatto prima di assestarci come band, contenendo le prime registrazioni effettuate, quali Sunny Afternoon e Who are you, accanto a pezzi nuovi e più maturi, Venice e Feeling of creation. Accanto all’intenzione di racchiudere in un disco tutto il percorso che ci contraddistingue, c’è, in Nothing to Lose, quella di dire a tutti che ci siamo, che facciamo sul serio e che faremo di tutto per spingere la nostra musica ovunque possiamo, dagli amici di International Ska in Messico ai ragazzi calabresi che ci seguono con tanto entusiasmo!

5)Ci dite qualcosa riguardo le sonorità di questo Ep?

Le sonorità di brani come Who are you e Sunny afternoon, registrate in due giorni nella nostra sala prove, sono piuttosto punk/2tone: essi mantengono parte dell’energia e filosofia dei ragazzi di Overdrive. Il progetto si muove fin da subito su sonorità molto scure e veloci, ma si sposta anche su esplosioni ritmiche in salsa dub e reggae.

6)Come si spiega che non c’è il sassofono in una band come la vostra?

L’organo e la chitarra riescono a creare intrecci sonori e tappeti molto interessanti, che per ora ci soddisfano. Tutti noi siamo eccitati dall’idea di avere fiati che arricchiscano il nostro sound, ma dopo alcuni tentativi abbiamo capito che dobbiamo darci il tempo di trovare persone che, così come facciamo noi, abbiano la capacità di giocare con la musica black.

7)Ho letto dal comunicato stampa: “Il primo EP dei BRUNO AND THE SOULDIERS nasce dalle molte ore passate a provare… sui palchi calabresi”. Provate a commentare questa affermazione…

Il significato di questa frase è in realtà esattamente quello che traspare. Noi non abbiamo mai avuto molto tempo per provare, dunque da questo deriva il fatto che l’unico tempo a nostra disposizione fosse quello passato in giro sui palchi! Non a caso l’improvvisazione è una cosa che ci riesce piuttosto bene, o almeno così dicono!

8)C’è un album in arrivo?

Per l’album è ancora presto, ma diciamo che stiamo riscontrando che il nostro nome sta girando parecchio, grazie anche ai numerosi concerti e alla data con gli Skatalites. Questo ci rende molto felici, perché veniamo percepiti per quello che siamo, senza montature varie ed eventuali: solo quattro amici che si divertono suonando la loro musica reggae e ska. Il riscontro positivo ci fa pensare a portare avanti quindi anche l’idea di un album: abbiamo alcune nuove canzoni e presto avrete nostre news!

9)Perché il pubblico dovrebbe ascoltare BRUNO AND THE SOULDIERS?

Credo il nostro punto forte sia la spontaneità e l’improvvisazione: i nostri show sono sempre diversi l’uno dall’altro. Ecco perché ascoltare i Bruno and the Souldiers, perché siamo una continua sorpresa, mica poco!