>>Intervista ad Andrea Paganucci

1)Ciao Andrea, ci racconti la tua storia fino a qui?

Nasco a Siracusa, un Lunedì dell’Ottobre 1988, ci vivo per i miei primi 10 anni, poi per il lavoro di mio padre comincio a seguirlo insieme alla famiglia. Ci stabiliamo in Sardegna per un anno, poi in Sud-America, a quasi 12 anni torno in Italia e la mia passione per la musica si definisce al liceo. Compro una chitarra e da lì inizia tutto: mi muovo nella scena underground del pop-punk californiano, nel 2006 la prima demo con i “The Outsiders” e poi i primi due dischi con i Melissa Swam nel 2014 e 2015. Mi trasferisco nell’hinterland di Milano e nel tempo passato nella mia soffitta prende forma “Ketoprofene” frutto di lunghe introspezioni e domeniche solitarie.

2)Perchè proprio il dream-pop?

Non ho scritto questo album con l’intenzione di scegliermi un genere ma semplicemente facendo quello che sentivo nel modo più naturale possibile.

3)Puoi spiegare ai lettori di System failure perché hai chiamato il tuo Ep Ketoprofene?

“Ketoprofene” è la mia cura lenitiva, un piccolo cosmo nel quale rifugiarmi e fare rifugiare tutti coloro che ne abbiano voglia. L’idea del nome nasce dal dualismo tra questo concetto e le mie consuete emicranie come sintesi della vita quotidiana. Infondo ognuno di noi ha il suo modo di liberarsi dai propri “piccoli dolori”.

4)Quanto è importante per un musicista trovare il suono giusto?

Credo che la ricerca dei suoni debba essere proporzionata alla ricerca musicale di se stessi, del modo più adatto e consono di esprimersi. Il suono è una naturale conseguenza di una ricerca accurata della propria identità musicale.

5)Quali sono gli strumenti che hai usato per l’elettronica in Ketoprofene?

Principalmente io e Carlo Barbagallo, mio producer, ci siamo avvalsi dell’uso di elettronica digitale prodotta tramite controllers midi, sequencers e drum-machines. Abbiamo giocato poi con suoni campionati sia da me che da lui prodotti con elettronica analogica o anche suoni ambientali per ricreare il mood che avevamo in testa. Inoltre con l’avvento della elettronica controllata tramite dispositivi mobili come iPad e simili ho potuto giocare spesso con una modulazione del suono che fino a qualche anno fa poteva solo essere immaginata.

6)Ho letto che questo Ep è “intriso di nostalgie”…

Sicuramente “Ketoprofene” è frutto di lunghe riflessioni, inutile nascondere la mia natura nostalgica, infondo le canzoni non sono altro che diapositive di un tempo mobile ma limitato nella finestra che hai scelto.

7)Hai mai pensato di fare anche musica solo strumentale?

La scrivo e la produco ma solo per me stesso, almeno per ora, magari potrei farne uno spin-off della mia discografia futura, chi lo sa.

8)Ti hanno mai proposto di scrivere una colonna sonora?

Ho composto una colonna sonora per un cortometraggio del regista siracusano, e grande amico, Gianfranco Recupero. Il corto titola “Aprite gli occhi”, la storia di una amicizia che supera i confini delle diversità sociali e di orientamento sessuale. Consigliato.

9)Hai progetti per il futuro?

Sicuramente continuare a scrivere e divertirmi con la musica. Attualmente sto scrivendo e componendo nelle seppur brevi pause che il lavoro mi concede. Il desiderio sarebbe quello di uscire con un LP che possa esprimermi a pieno.

*si ringrazia STEVIM di Salvo Di Stefano per la foto