>>BRUSIO ci parla dell’ep Epidurale e della sua musica

Una volta, alle medie, nell’ora di Ed. Artistica, la professoressa mi richiamò perché mi rifiutai di disegnare non avendo un foglio bianco. “Quando si ha davvero voglia di disegnare” mi disse infuriata mal celando uno spiccato senso materno “non è certo la mancanza di un foglio bianco a fermarti!”. Questo insegnamento di vita lo misi in pratica più tardi con la musica. Quando devo scrivere un testo mi accontento del primo foglio che trovo. Utilizzo spesso anche i Post-it. Il guaio poi è ritrovarli, dato che sono un disordinato cronico. Ho anche avuto un taccuino, ma a lungo andare finivo col distruggerlo, perciò ho optato per questa specie di “caccia al tesoro”.

Lo stesso “principio del foglio bianco” vale anche per la musica; non avendo un budget sostanzioso, ho deciso di realizzare “Epidurale” spendendo il meno possibile. Gli strumenti più economici che ho utilizzato sono stati due chiavi d’ottone di cui una legata ad un filo di spago da utilizzare a mo’ di triangolo, lo Stylophone e lo Stylophone Beatbox.

Quest’ultimo mi ha stupito non poco: è incredibile come una scatoletta di plastica pagata poco più di 20,00 euro possa avere quelle basse! Non solo… Mi ha aiutato parecchio nella costruzione delle ritmiche. Ne “La Città Dell’Abbandono”, ad esempio, la “batteria” è per un buon 95% realizzata con lo Stylophone Beatbox , mentre il rimanente 5% sono glitch ottenuti con il MicroBrute a mo’ di hit-hat.

Poi c’è il discorso sul “rumore”. Per quello ho utilizzato il Monotron Delay ed una radiolina acquistata ad un mercatino delle pulci. Tuttavia, a lungo andare, mi sono reso conto che mancava qualcosa, perciò mi sono preso una Casio SK-1, un organo Bontempi e una Synsonics Drums.

Se non altro perché non volevo “sfigurare” con la mia versione di “Procrastinatosi” dei The Unsense dal momento che nutro una profonda stima nei confronti di Samuele, il cantante. Per l’occasione, infatti, ho persino campionato la banda di paese rimaneggiandola in modo tale da farla suonare nel pezzo. Non solo! Ad un loro concerto (i The Unsense, non la banda di paese) ebbero un problema con una spia che, citando testualmente Samuele: “scorreggiava”. Ignaro di ciò, ero talmente esaltato da quel rumore involontario e che credevo voluto al punto tale che decisi di “riprodurlo” accartocciando una busta di plastica vicino al microfono.

La partecipazione poi di Marino “Målima” Peiretti (già co-produttore), Silvia Ballinari e Jacopo De Motoli, rispettivamente: chitarra, cori e fisarmonica e violoncello hanno fatto sì che un mio piccolo grande sogno si realizzasse e per questo non smetterò mai di ringraziarli.